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Trento, 24 ottobre 2007 Il 2007 passerà alla storia come l’anno del disencanto ecologico, della presa d’atto mondiale del cambiamento climatico in corso. C’è ora una marea crescente di consapevolezza di una situazione drammatica che esige una svolta epocale – non solo nei paesi sottoscrittori del protocollo di Kyoto, ma anche negli Stati Uniti, in Australia e nei colossi emergenti dal «terzo mondo». Tuttavia per chi faticasse ancora ad accettare l’evidenza possono aiutare altri messaggi stupefacenti – ultimo temporalmente le frane eccezionali nell’area dolomitica. In Cina lo stesso governo riscontra che sta disfacendosi la Grande Muraglia, corrosa dalle tempeste di sabbia provenienti dal disboscato settentrione, dal battere costante dei venti e dall’eccessivo flusso di turisti. E un secondo orgoglioso simbolo di questo paese – assai forte economicamente, ma anche fragile ecologicamente – la Grande Diga delle Tre gole «potrebbe provocare una catastrofe», secondo un gruppo di esperti cinesi, che confermano così le preoccupazioni e le denunce di pochi ecologisti isolati fino a ieri, i quali hanno colto analogie con la diga sul Vajont e la frana del monte Toc (BL – 1963). In Argentina una «estate anomala», testimoniata dalla giornalista Laura Pariani, ha visto, nella provincia di Santa Fé, lungo un ramo del fiume Paraná, terrificanti e ripetuti uragani, una tormenta della durata di 24 ore, grovigli di serpenti a centinaia, un ammasso di tartarughe in una piscina, una lunga processione di animali diversi attraverso il fiume, migliaia di trampolieri in fuga verso chissadove, un rospo mostruosamente grande che aveva perduto il suo habitat, un cielo a strisce nere e sulfuree. «Il mondo è sottosopra – commentava don Tino, assalito da uno stormo di uccellacci –: gli animali reagiscono, gli uomini no». I contadini borbottavano della «fine del mondo» e di «Sodoma e Gomorra». Intanto a Buenos Aires, c’era la neve «che non si vedeva da tempo immemorabile» e in un paese della pampa si era formata una grande laguna. Questi eventi nel Sudamerica trovano un qualche riscontro nella mobilitazione aggressiva di grandi gruppi di elefanti nel subcontinente indiano, diretta contro gli umani – ed i loro villaggi – in quanto responsabili della distruzione dei loro habitat forestali (taglio di 2.800 kmq dal 1996 al 2000, solo nello stato dell’Assam, e uccisione di 600 persone negli ultimi 16 anni) e della spietata decimazione delle loro grandi famiglie per mano dei cacciatori. Qualche novità in controtendenza Un appello di personalità mondiali (tra cui il Dalai Lama, Michail Gorbaciov, Rigoberta Menchú, Massimo Cacciari) rivolto all’Onu perché il disastro ambientale colposo venga considerato un delitto e come tale perseguito, giudicato e punito. La Francia, come concreto impegno anti-inquinamento, ha posto il limite di velocità a tutti i veicoli: 120 km/h nelle autostrade e 80 km/h nella rete statale ordinaria. L’obiettivo di riduzione delle emissioni di Co2 – proposto dal presidente francese e dalla cancelliere tedesca – è del 50% entro il 2050. Germania e Gran Bretagna hanno fissato rispettivamente il 40% e tra il 26 e il 32% come obiettivo entro il 2020 (60% entro il 2050, la Gran Bretagna). La California si è allineata agli standard europei e sollecita la responsabilizzazione degli Usa. Ancora della Germania è la promozione di una grande oasi naturalistica a salvaguardia di boschi, acque, fauna: una rete di 20.000 kmq di collegamenti, naturali e protetti, che unirà tutti i parchi e le riserve naturali del paese (circa il 20%) – con nuove aree forestali, passaggi tunnel e corridoi faunistici con larghezza minima 50 metri. Orientare il paese alla sostenibilità ambientale appare come la grande occasione del suo rilancio. Occorre «passare subito dall’analisi all’azione, cogliendo l’onda di marea che avanza». C’è una marea nelle faccende umane, Questi versi, tratti dal Giulio Cesare di William Shakespeare, sono posti in epigrafe alla relazione della Commissione parlamentare licenziata il 28 giugno 2007. Sandro Boato
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